Animal Collective – Painting With (Recensione)

Animal Collective – Painting With (Recensione)

2017-11-08T17:15:44+00:007 Aprile 2016|


Animal_Collective_-_Painting_With
La band di Baltimora, di nuovo tornata alla dimensione di trio, applica la sua elettronica iper-stratificata a una raccolta di canzoni piu' lineari del solito.

8/10


Uscita: 19 febbraio 2016
Domino Records
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Valutare un artista è qualcosa di per sè sbagliato, che va a minare l’essenza stessa dell’arte. Perché lo facciamo? Mi sfugge. Forse l’unica cosa che noi critici dovremmo fare è più semplicemente analizzare un artista senza l'ossessione di doverlo valutare a tutti i costi; ed è proprio quello che tenterò di fare per il nuovo lavoro degli Animal Collective.

La band di Baltimora ormai non ha bisogno di introduzioni: il “collettivo animale” ormai domina da anni la scena musicale indie con la sua elettronica chill e le sonorità prettamente psichedeliche. Non è un mistero che la band sia composta da grandi menti, la prova è nella grande produttività firmata Animal Collective (10 album in 16 anni, senza contare EP e collaborazioni varie), ma anche nei progetti solisti dei membri Panda Bear (al secolo Noah Lennox) e Avey Tare (aka Dave Portner).

Vediamo quindi di analizzare questo attesissimo Painting With, ancora una volta realizzato dai soli Lennox e Portner insieme a Brian “Geologist” Weitz, dal momento che Josh “Deakin” Gibb non ha partecipato alle registrazioni come ai tempi di Merriweather Post Pavillion (2009). Subito al primo ascolto notiamo una cosa: gli Animal Collective questa volta hanno deciso di ballare, più precisamente di entrarti in testa non con i loro soliti beat psichedelici, ma con ritmi che battono e spingono senza chiedere permesso. Subito dopo ci accorgiamo che Panda Bear è ormai a tutti gli effetti il cantante della band: si nota una maggiore cura dei testi e la voce del frontman diventa una presenza fissa, tutt’altra cosa rispetto ad album come Feels (2005).

Cominciare l’album con Floridada è una garanzia: si tratta del singolo che ha anticipato l'uscita dell'album, è facile lasciarsi trascinare e ballare con il suo ritmo alquanto psichedelico e tribale, con una vena giocosa che, nonostante non abbia mai abbandonato la produzione della band, non sentivamo così spensierata dai tempi dell'album Strawberry Jam (2007). Già con la seconda traccia Hocus Pocus capiamo l’indirizzo dell’album: synth ovunque, onnipresenti, dolci e puliti. Lying in the Grass è un pezzo basato su un altro modo di fare musica: ci sembra di ritrovarci dentro una bolla e il mondo fuori sembra cosi ondulato e irreale. Tutto il pezzo, anzi tutto l’album, è basato sul gioco di botta e risposta tra prima voce e seconda, un effetto che sembra quasi un'eco distorta. Mentre i synth continuano incessanti arriviamo a Natural Selection, dove forse iniziamo a intravedere anche i primi limiti del disco: la voce di Panda Bear forse risulta un po’ ripetitiva e limita la grande capacità compositiva della band per quanto riguarda la parte strumentale.

Comincia ad aleggiare nella nostra testa la stessa idea che aveva segnato l'accoglienza tiepida riservata al precedente Centipede Hz: pur essendo un bell’album Painting With non è quel capolavoro che fu Merriweather Post Pavillion. Poco importa, ci si lascia trascinare comunque nel trip Bagels in Kiev, nel quale il trio dimostra di saper costruire atmosfera bellissime, quasi shoegaze. Ad un ascolto più profondo ci possiamo rendere conto che effettivamente qui dentro c’è di tutto, tutta la storia della musica, dall’elettronica al brit-pop allo psych dei MGMT o dei Tame Impala, unito e fuso in un'unica forma, come solo gli Animal Collective sono in grado di fare.

Spilling Guts si può solo definire come il pezzo house degli Animal Collective. Proprio cosi, o per lo meno in parte, dal momento che la canzone si costruisce tutta a partire da un battere sostenuto e assai dance. Summing the Wretch è un gran pezzo che con ritmo e grinta ci avvicina al finale: un botta e risposta tra voci a metà tra il naturale e l’elettronico, come fossero dei computer a comunicare tra loro, un pezzo che raffigura al meglio il senso di angoscia e smarrimento che bene o male appartiene all’uomo moderno. Di seguito Golden Gal, ultimo singolo uscito, e unico brano del disco per il quale vale la pena parlare di capolavoro, uno dei pezzi migliori della band: la voce di Noah Lennox si appoggia su un'allegra base fatta di drum machine in battere e una caterva di synth a contornare, come se fossero trombe.

L’ultima canzone dell’album è Recycling, che si apre su una cascata di suoni dalla cristallina bellezza; un'intro perfetta, che dà il via a un pezzo nello stile degli Animal Collective più sperimentali, quelli di cui tutti noi ci siamo innamorati tanti anni fa: sono poche le band capaci di trovare l’armonia dove nessun’altro sarebbe stato in grado di trovarla, nella distorsione più pura. La band sembra avere scelto appositamente di lasciare le canzoni migliori alla fine: gli ultimi due sono sicuramente i pezzi più belli dell’album, con arrangiamenti veramente eccezionali che suonano in maniera pulita e semplice, ma allo stesso tempo intrecciati da vari “livelli” di suoni che si sovrappongono.

Insomma forse il problema è che in questo disco si trova tutto, anche troppo. Gli Animal Collective anche questa volta hanno voluto cambiare e questa per me rimane la cosa migliore: forse Painting With non sarà il loro album meglio riuscito, ma questa è una band in continua ricerca, non si ferma mai sui propri successi o su un unico sound, cosa che li rende da quindici anni una delle realtà musicali più interessanti in circolazione. E riuscire a non deludere i propri ascoltatori dopo aver stravolto dalla prima all'ultima tutte le convenzioni della musica pop, rimane pur sempre un grande, grandissimo risultato.