How to destroy angels_ – An omen_EP (Recensione)

How to destroy angels_ – An omen_EP (Recensione)

2017-11-08T17:15:50+00:0022 Novembre 2012|


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Un bel secondo debutto, che sfrutta l'esperienza nelle colonne sonore della coppia Reznor & Ross. Rispetto ai Nine Inch Nails diminuisce solo l'intricatezza degli arrangiamenti.

8/10


Uscita: 13 novembre 2012
Columbia Records
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An omen_EP rappresenta il secondo lavoro, quasi una seconda partenza, per gli How to destroy angels_ ,  nuovo progetto di Trent Reznor – fondatore e mente dei Nine Inch Nails – che coinvolge la moglie Mariqueen Maandig alla voce e i due fidatissimi collaboratori Atticus Ross e Rob Sheridan (quest'ultimo, da sempre visual director dei NIN, è invitato per la prima volta come musicista…o così pare, come si vede nel video di Keep It Together).

Parlo di 'seconda partenza' perchè il primo omonimo EP del 2010, essendo stato un lavoro senza risvolti live, ha dato a molti fan l'impressione di essere senza un futuro chiaro. Inoltre, mentre il primo EP appartiene all'esperienza di autoproduzione totale per Trent durata dal 2007 al 2011, qui torna al lavoro sotto contratto con la major Columbia. Potete, fra l'altro, ascoltare le ragioni di questa scelta nell'intervista con David Byrne che trovate qui.

Dal punto di vista compositivo l'EP costituisce per buona parte una naturale continuazione del lavoro intrapreso con Atticus Ross in due precedenti colonne sonore per film (The Social Network e The Girl with the Dragon Tattoo): il suono generale del disco è molto composto e la voce semplice ma sensuale di Mariqueen vi si attaglia perfettamente; lo svolgimento di ogni brano è diluito nel tempo e vede come materiale principale piccoli incisi insistentemente ripetuti, in un procedere ipnotico che è allo stesso tempo punto di forza e punto debole di tutti i sei pezzi del disco. Punto di forza, perchè conferisce un' aura di sospensione al suono generale, un nuovo, sottile percepire le piccole cose della quotidianità; punto debole, perchè manca di un'intricatezza delle parti, che forse – conoscendo i lavori marchiati NIN – poteva essere trasportata anche in questi più delicati registri e che, a mio parere, è da sempre l'elemento che più si distingue nella scrittura di Reznor.

Parliamo quindi di un lavoro strutturalmente diverso dai Nine Inch Nails, anche se i collegamenti non mancano. Soprattutto, è importante risalire a The Fragile (1999) per rintracciare quello scarto, quella caratteristica dominante del contrasto timbrico fra un'elettronica abrasiva e strumenti acustici (pianoforte, pianoforte preparato, chitarra acustica, mandolino, vibrafono, percussioni): scelta vincente e pionieristica, che passa per Ghosts (2007) e attraverso le già citate colonne sonore, arriva fino a questo EP, in pezzi come Ice age, The loop closes e specialmente l'ultima traccia Speaking in tongues, forse il brano più riuscito e completo.

Proprio in questo pezzo, basato su un evocativo loop di oggetti percossi e chitarra, si stagliano dei soli flautati di synth che impreziosiscono l'arrangiamento. In Keep it together, invece, tutto è supportato da un glitch beat che contrasta molto bene con la voce. Lo stesso anche per Ice age, anche se si rimane in un generale contesto sonoro acustico. La ritmica più incisiva la troviamo invece su On the wing, dove le drum machine sono molto processate, e giocano alternando i suoni in stereofonia. In quasi tutti i pezzi compare anche la voce di Trent ma, ripeto, forse solamente in The loop closes troviamo passaggi dove le sovrapposizioni delle voci, insistendo sulla frase "The beginning is the end…", ricordano qualche singolo dei NIN.

Altrettanto importante è esaminare l'elettronica impiegata in questo tipo di musica, e qui mi permetto una brevissima digressione tecnica, a mio parere determinante per capire la scrittura generale dell'EP. A partire da With Teeth (2005) Trent utilizza, accanto a sintetizzatori a tastiera, dei sintetizzatori modulari: in breve, sono degli strumenti elettronici che si programmano e si suonano utilizzando manopole e instaurando collegamenti con decine e decine di cavi, rendendo quasi impossibile la memorizzazione dei suoni ottenuti, che possono essere quindi utilizzati solo quando accadono, quando 'compaiono'. Questo genere di limite degli strumenti in questione forza chi compone all'estemporaneità e, in maniera esplicita, introduce la compartecipazione della casualità nel gesto creativo .

In questo EP troviamo quindi un'elettronica, come dicevo prima, molto abrasiva eppure sempre discreta, che si risolve nella creazione di tessuti sonori molto organici e ricercati. In conclusione un bel lavoro, prova di un nuovo sentire ed esprimersi per Reznor e collaboratori, e speriamo di poter assistere ai concerti di questo quartetto molto presto. Intanto è già stato anticipato che ad inizio 2013 uscirà il loro primo album.