Indiemood Sessions Vol. 11 – Mr. Wob & the Canes

Indiemood Sessions Vol. 11 – Mr. Wob & the Canes

2015-03-09T11:44:35+00:009 Marzo 2015|

 

Dopo esserci fatti cullare dalle melodie di Alessandro Ragazzo la settimana scorsa, le nostre Indiemood Sessions proseguono con un episodio interamente dedicato al blues, quello dei nostri ospiti, i veneziani Mr. Wob & the Canes!

Nel video qui sotto (come al solito realizzato per noi da Indiemood Press Office) li vediamo salire a bordo dell'imbarcazione restaurata dall'associazione Il Caicio e girare per i canali di Venezia, suonando la loro I Feel Like I'm Dying: buona visione e a seguire non dimenticatevi di leggere la nostra intervista con la band!

Ciao ragazzi, intanto complimenti per la vostra musica. Iniziamo col parlare del vostro progetto, quando e come è nato?

Il progetto nasce, come da perfetta tradizione blues, con un concerto sul greto di un fiume, il Piave, dove ci siamo trovati a fare la nostra prima uscita nel giugno del 2012. Da quella volta, che si potrebbe definire un battesimo, ci siamo "cresimati" in un'osteria persa tra le nebbie venete, e dal 2013 non ci siamo più fermati! Il lavoro del primo anno ha portato all'uscita del nostro primo album Invitation to the Gathering nel 2014, da cui è tratto il brano che potete ascoltare nel video.

Quali sono gli artisti che hanno alimentato la vostra voglia di fare musica insieme?

Noi veniamo da esperienze musicali diverse ma non troppo dissimili. Quindi nel nostro sound entrano le esperienze del jazz ma anche del rock e ovviamente del blues. Potrei citare Otha Turner, Doctor John, ma anche grandi classici del jazz come Mingus: la lista sarebbe comunque lunghissima. Sicuramente, però, abbiamo attinto non da determinati artisti bensì da scene musicali e tradizioni. Abbiamo infatti preferito darci all'ascolto massivo del blues tradizionale del Mississippi ma anche di generi a lui vicini come lo zydeco, e poi ovviamente abbiamo ascoltato con attenzione i ritmi africani tradizionali e quelli haitiani direttamente legati al rito. Da cui Voodoo Blues!

In un mondo musicale contaminato da diversi elementi eterogenei, cosa significa per voi scegliere una radice così forte come il blues tradizionale?

La scelta non è stata solo il blues tradizionale, bensì cercare tra i generi che ci piacciono un modo di fare festa-rito-danza utilizzando strumenti semplici e facilmente inseribili in qualsiasi contesto.

Costruirsi un'identità o, come nel vostro caso, ereditarla è un processo molto impegnativo che richiede sacrificio e costanza. Pensando al panorama underground italiano, credete che tendenzialmente i gruppi preferiscano seguire delle mode piuttosto che costruirsi una propria identità?

Eheh…c'è uno strano fenomeno che affligge i musicisti in generale: la ricerca del proprio spazio. Noi siamo stati fortunati perché non volevamo cercare un'eredità o costruirci un'identità, ma ci siamo incontrati in un momento che era comune a tutti e tre. E vevamo bisogno di fare quel che oggi facciamo. Poi è innegabile che molti scelgano seguendo una tendenza nella speranza che questo gli garantisca un qualche tipo di successo o di guadagno. Non ci vedo nulla di male, sebbene credo che sia un rischioso processo di "autoincatenamento"

Ascoltando i vostri pezzi emerge subito l'essenzialità dei suoni, spesso ottenuta con strumenti tradizionali. Questo fa pensare quasi a un lavoro di artigianato musicale nel quale il suono puro è ottenuto grazie al semplice (ma molto nobile) lavoro delle mani. Credete che oggi l'esplosione del digitale (sia a livello tecnico che di diffusione musicale) abbia un po' cambiato l'anima del musicista?

La tecnologia è una grande tentazione e una grande risorsa. Da chitarrista ti dirò che anch'io ho il mio "parco pedali" che ogni tanto tiro fuori. L'anima del musicista non credo sia molto cambiata, alla fine ogni musicista è anche artigiano: magari è cambiato il tipo di artigianato! Io dopo un bel po' di anni di chitarra elettrica ho riscoperto il fascino del fruscio delle corde e dello scricchiolare del legno! Giovanni ha rispolverato la gloriosa washboard! Ma alla fine che sia un pc, un'asse da lavare riadattata o altro, io credo comunque che si tratti solamente di studiare mezzi che permettano di esprimersi al meglio.

Raccontateci quali progetti avete in cantiere per l'immediato futuro.

Il nostro futuro è pieno di sorprese e misteri…comunque in tarda primavera uscirà il nostro secondo album il quale riserverà parecchie novità. Te ne svelo una: pur non lasciando l'adorata atmosfera acustica, in questo lavoro abbiamo voluto mettere mano anche agli strumenti elettrici!