Nos Primavera Sound 2014 @ Parque da Cidade, Porto (Live report)

Nos Primavera Sound 2014 @ Parque da Cidade, Porto (Live report)

2014-08-15T00:48:02+00:0015 Agosto 2014|

NOS Primavera Sound 2014-2

Terzo anno consecutivo per l’edizione portoghese del Primavera Sound e successo ampiamente riconfermato. La tre giorni di concerti ha messo in luce un mix pressoché perfetto di varietà e qualità musicale, mentre gli spazi all’interno del recinto del Parque da Cidade si sono dimostrati accoglienti e perfettamente predisposti.

Quest'anno da un lato abbiamo trovato una fila di gazebo con piccole botteghe (artigianato locale, dischi e libri usati, uno stand per tatuaggi), dall’altro l’area ristorazione, unica nota deludente dell’allestimento, più carente rispetto all’anno scorso e praticamente solo limitata al junk food.

Giovedi' 5 giugno
Spoon NOS Primavera Sound 2014

Spoon

Iniziamo col botto la giornata d'apertura di giovedì 5 giugno. I primi artisti che ascoltiamo sono i texani Spoon: è tardo pomeriggio e c’è ancora abbastanza luce; ovunque domina un’atmosfera così rilassata e pacifica da rendere la loro esibizione fra quelle più godibili del festival. In splendida forma ci è sembrato soprattutto il frontman Britt Daniel, che ci regala alcune tra le hit più famose della band, tra cui Don’t You Evah e The Ghost of You Lingers (dall’acclamato Ga Ga Ga Ga Ga, del 2007).

Sky Ferreira NOS Primavera Sound 2014

Sky Ferreira

Una ventata di freschezza arriva poi dal live di Sky Ferreira, con una selezione di brani dal suo album d’esordio Night Time, My Time. La poliedrica artista (è anche modella e attrice) esegue gli irresistibili inni quasi dance 24 Hours, Boys e Everything’s Embarassing, su sonorità sempre alternanti ritmi pop ballabili a ballad più malinconiche e introspettive.

Di impatto visivo ed emotivo diametralmente opposto si rivela invece essere la performance di Caetano Veloso. Il settantunenne cantautore instaura sin da subito un rapporto intimo con l’eterogeneo pubblico: c’è la storia della canzone d’autore brasiliana sul palco, con alcuni dei pezzi che hanno fatto di Veloso una stella internazionale. Si comincia con A Bossa Nova é Foda per passare a Baby, fino alla recente Abraçaço; stupisce e convince la commistione tra temi seri (come in O Império da Lei) e note più leggere e ‘tropicali’ con Triste Bahia ed Escapulário: trascorre volando quasi un’ora e mezzo di incanto, tra assorte atmosfere acustiche (con solo voce e chitarra) ed altre più colorate e ricche di timbri.

Haim NOS Primavera Sound 2014

Haim

Scocca la mezzanotte e trenta quando le tre sorelle Haim (Alana, Este e Danielle) accorrono sul palco: ad introdurle l’hit pop-rock Falling che dà il via al live forse più energico della prima giornata. Fra le canzoni presentate, dall’album di esordio Days Are Gone, spicca la cover dei Fleetwood Mac Oh Well, intermezzo blues-rock che ben chiarisce quali sono le influenze predominanti sulla band; oltre alla già citata Falling, emergono My Song 5, il singolo The Wire e un pirotecnico intermezzo delle tre ai tamburi.

Venerdi' 6 giugno

Il programma del secondo giorno è decisamente più fitto: oltre al main stage NOS e al palco Superbock vengono aperti anche i due stage Pitchfork e l’ATP, verso cui ci dirigiamo per assistere all’esecuzione integrale dello storico album Marquee Moon (1977), esordio dei Television.

Television NOS Primavera Sound 2014

Television

Dieci minuti di problemi tecnici e qualche segno d’insofferenza qua e là, quando finalmente si comincia a ballare al ritmo delle inossidabili See No Evil, Prove It, Venus e Friction: il trio americano, nonostante il passare degli anni, non ha perso smalto e affiatamento anche se i pezzi, in qualche senso, ci sono apparsi timbricamente quasi trasfigurati da un’interpretazione più sentita e matura, ma proprio per questo anche più accattivante e convincente.

Slowdive NOS Primavera Sound 2014

Slowdive

Riusciamo a dare appena un’occhiata al set delle Warpaint, purtroppo sovrapposte ai Television, prima di approdare al palco Super Bock, dove assistiamo ad una memorabile esibizione degli Slowdive, decisamente in stato di grazia. Il quintetto shoegaze torna sulle scene dopo vent'anni di assenza, presentando i suoi più grandi successi a un pubblico adorante. Introduzione in grande stile per la band britannica, che riprende Deep Blue Day di Brian Eno mentre l’omonima Slowdive marca il passaggio alle sonorità tipiche del gruppo: layer densamente stratificati di chitarre sature, distorte ed altamente riverberate; le voci, eteree e sognanti, il tutto presentato in modo sofisticato ed elegante. Dopo Machine Gun e una perfetta esecuzione di Souvlaki Space Station, il pubblico è rapito, quasi in trance. La voce di Rachel Goswell ha qualcosa di vagamente celestiale. Seguono sulla stessa falsariga When the Sun Hits e Alison per poi approdare alle suggestive Morningrise e She Calls. L’epilogo perfetto è una rilettura di Golden Hair di Syd Barrett: oltre sette minuti di meraviglioso oblio.

A seguire ci ha pienamente convinto la selezione del musicista e produttore danese Trentemøller, autore di un indie-rock elettronico interessante e altamente godibile, una fusione perfetta di innovazione e tradizione. In pezzi come Still on Fire e la conclusiva Silver Surfer, Ghost Rider Go!!! è un’idea vincente l’aver integrato una batteria acustica in un ambiente prevalentemente elettronico: le figurazioni ritmiche ed armoniche sono spesso articolate e complesse, ma senza essere ridondanti.

Sotto il palco NOS ci attendono infine i magnifici Mogwai, la cui selezione parte da White Noise (impreziosita dal violino di Luke Sutherland), prosegue con I’m Jim Morrison, I’m Dead e Master Card, giusto per preparare il campo alle epiche distorsioni di Rano Pano. Un tuffo nel passato con l’evocativa Auto Rock e il suo loop pianistico killer. Allo stesso modo, quasi commovente un’esecuzione perfetta di Hunted by a Freak. La chiusura è affidata a Batcat, sintesi perfetta delle sonorità al vetriolo della band scozzese.

Sabato 7 giugno

Eccoci così giunti alla terza e ultima giornata del NOS, che si apre con il concerto delle leggende americane Neutral MIlk Hotel: Jeff Mangum imbraccia la chitarra e scalda la platea, ammaliando il pubblico che comincia ad accorrere numeroso. Un incipit squisito, affidato a Two-Headed Boy, prepara l’atmosfera per The Fool, con band al seguito. Un ringraziamento agli ‘amici’ presenti e si prosegue su ritmi più effervescenti con Holland, 1945 e Gardenhead. Ancora atmosfere sognanti e raccolte nella prima parte di The King of Carrot Flowers, mentre la seconda è decisamente più rock con le chitarre che si distorcono e i ritmi che incalzano. Del live colpisce maggiormente proprio questo amalgama riuscito tra assorta riflessione e aperture rock: al primo gruppo aderisce Oh Comely mentre Song Against Sex risponde nettamente alle esigenze del secondo. La ripresa dell’ultima parte di Two-Headed Boy, con Mangum nuovamente solista, chiude una scaletta che i fan difficilmente dimenticheranno.

Dum Dum Girls NOS Primavera Sound 2014

Dum Dum Girls

Decidiamo quinid di assistere a parte dell’esibizione delle Dum Dum Girls, presso il palco Pitchfork. Le californiane appaiono visibilmente seccate e distanti, senza rivolgere neppure una parola ai presenti: nonostante questa premessa, la resa acustica è fedele e convincente è la loro setlist; dopo alcuni pezzi, tra cui Cult of Love, I Got Nothing e He Gets Me High, arriva la hit dell’ultimo disco, Too True to Be Good, che ci sembra degna di considerazione per i suoi riff di chitarra e il refrain ultra-accattivante. 

Dobbiamo allontanarci per raggiungere i The National sotto il palco NOS, presso il quale si è radunata una folla oceanica. Una gradita sorpresa ci attende: Annie Clark (ovvero St. Vincent, che si esibirà di lì a poco) è sul palco con Berninger e compagni per l’esecuzione di Sorrow a cui fanno seguito Bloodbuzz Ohio e le stupende Sea of Love e I Need My Girl (dall’ultimo capolavoro della band: Trouble Will Find Me). Particolarmente riuscite anche Graceless e Fake Empire per la complessità degli stati emotivi evocati. In chiusura, una versione acustica particolarmente intensa di Vanderlyle Crybaby Geeks rappresenta il commiato perfetto.

St Vincent NOS Primavera Sound 2014

St. Vincent

Al Super Bock siamo infine pronti per l’esibizione di Annie Clark, in arte St. Vincent, a nostro parere vera punta di diamante di questa edizione del festival. Sinceramente, non potevamo aspettarci di meglio: uno dopo l’altro scorrono tutti i singoli più noti della cantautrice americana; l’introduzione spetta a Rattlesnake e Digital Witness, entrambe perle dall’ultimo acclamato St. Vincent. Ciò che contraddistingue lo stile di questa autrice è una combinazione brillante di eccelsa tecnica vocale (ottimo falsetto e incredibile uniformità nel passaggio tra i registri) e una grande varietà di scrittura chitarristica tra riff complessi e ritmiche sferzanti (senza pari la qualità timbrica delle sue graffianti distorsioni). C’è anche il tempo per allestire dei siparietti in cui la Clark mima alcune mosse di kung-fu e di danza, oppure inscena una drammatica ma allo stesso tempo esilarante caduta da un piedistallo, con un tentativo di stage diving che viene purtroppo stroncato sul nascere dagli addetti della sicurezza. In mezzo a tutto questo non mancano le hit Cruel, Marrow e Cheerleader che hanno contribuito a definire il marchio stilistico di un’artista unica, assolutamente affascinante.

Alla fine dei tre giorni si può considerare l’edizione appena conclusa come una fase di assestamento e di consolidamento: impossibile non notare come l'anno scorso fosse stata messa in piedi una distribuzione più efficace degli artisti nel corso delle tre giornate e con meno sovrapposizioni fra le esibizioni sui diversi palchi. Detto questo, la gestione impeccabile delle strutture e dei servizi, la qualità degli artisti coinvolti e, non da ultimo, i numeri (i dati ufficiali stimano più di sessantamila visitatori totali) non fanno altro che riconfermare il NOS Primavera Sound come una presenza di primo piano fra i grandi festival musicali europei, a cui non si può mancare.


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