Yo La Tengo @ Limelight, Milano – 10 marzo 2013 (Live report)

Yo La Tengo @ Limelight, Milano – 10 marzo 2013 (Live report)

2013-03-25T11:38:27+00:0025 Marzo 2013|

Yo La Tengo Limelight Milano

Sono in fila per entrare al Limelight e per ingannare l'attesa osservo attentamente il pubblico che aspetta di entrare a vedere gli Yo La Tengo: non posso fare a meno di notare che molti hanno passato i 40 anni da un po' e quasi tutti sono uomini. Mentre entro nel locale l'impressione di sentirsi un po' fuori contesto lascia spazio alle domande su cosa attendersi da questo concerto: uno show super noise o qualcosa di più tranquillo? Chissà, gli Yo La Tengo suonano insieme da talmente tanti anni e hanno fatto talmente tanti dischi che non so davvero cosa aspettarmi e non ho voluto guardare le scalette dei concerti precedenti per non rovinarmi la sorpresa.

Il Limelight assomiglia ad una discoteca anni '80, con i divanetti e le palle a specchio che pendono dal soffitto;sul palco ci sono tre grandi alberi di cartone dall'aria triste e poco poetica che riprendono la copertina dell'ultimo disco del trio di Hoboken, Fade. Inizio a temere che gli Yo la Tengo non abbiano un grande gusto estetico ma sono decisa a perdonarli. I tre arrivano sul palco verso le 9; Ira Kaplan, nella sua magliettina a righe un po' da teenager, si siede ed imbraccia la chitarra acustica, anche Georgia Hubley si siede alla batteria mentre James McNew rimane in piedi. Il concerto inizia con una versione acustica di Ohm, brano tratto dall'ultimo album: cantano tutti e tre insieme, l'atmosfera è molto intima. La prima parte del concerto è interamente unplugged, gli Yo La Tengo senza alzarsi dai loro posti propongono ben cinque brani tratti da Fade arrangiati in maniera essenziale e intervallati da pezzi storici: Ira interpreta ad occhi chiusi una versione di Our Way To Fall che fa sciogliere il cuore, tanto che anche i signori con i capelli bianchi e l'aria truce che mi circondano sembrano ripensare con gli occhi lucidi a qualche amore passato. Poi James abbandona il suo basso per canticchiare la delicata I'm On My Way, sembra un gigante buono, quasi una sorta di Hagrid, mi verrebbe da abbracciarlo.

Le voci sono sussurrate, è tutto forse fin troppo rilassato e il pubblico se ne sta zitto immobile, non osa fare il minimo rumore. L'unico a muoversi su e giù per il palco è l'Uomo delle Chitarre, un ragazzo con una folta barba rossa che sembra uscito da qualche bosco del Minnesota e ha l'arduo compito di cambiare e accordare continuamente le chitarre. Poi Ira annuncia che il concerto riprenderà dopo una breve pausa e i tre lasciano il palco. Tiro un sospiro di sollievo quando i tristi alberelli vengono trascinati via per lasciare posto a giganteschi amplificatori e ad una batteria. La pausa, necessaria ai tecnici per sistemare il palco, in realtà dura quasi mezz'ora e il pubblico si agita.

Quando finalmente ritornano, Georgia si siede dietro al suo kit e Ira imbraccia una chitarra elettrica. E allora con una splendida versione di Stupid Things inizia la seconda parte del concerto: uno show elettrico da togliere il fiato, che fa perdonare la lunga attesa e la noia provata da chi non ha apprezzato il set acustico. Il cambiamento è talmente forte e inaspettato che il pubblico sembra impazzire, incredulo. I tre propongono un classico dopo l'altro in un crescendo da brividi. Ira ci regala una straordinaria Flying Lesson talmente piena di distorsioni che sembra di stare ad un concerto dei Sonic Youth. I tre minuti di Watch Out For Me Ronnie sono un puro vaneggio garage e faccio fatica a pensare che quei tre siano gli stessi musicisti di mezza età che qualche minuto prima sussurravano melodie ovattate. Ira ha la stessa passione selvaggia di un ragazzino di 20 anni mentre si china sulle sue chitarre e le solleva, costringendo l'Uomo delle Chitarre a correre da una parte all'altra del palco.

Ira Kaplan Yo La Tengo Limelight Milano

I tre ripropongono una versione elettrica di Ohm e una splendida Before We Run cantata a luci spente da Georgia mentre se ne sta nascosta dietro la sua batteria. Quando poi Ira intona i primi accordi di Sugarcube il pubblico impazzisce. Dopo aver lasciato il palco i tre tornano per le ultime due canzoni, due cover che sintetizzano perfettamente il loro stile ibrido. Tanto è scatenata infatti la versione di Nervous Breakdown dei Black Flag, quanto delicata e onirica Tried so Hard di Gene Clark, interpretata quasi a cappella da Ira e Georgia.

Gli Yo La Tengo salutano un pubblico adorante dopo più di due ore e mezza di concerto. Guardo le facce contente attorno a me certa di aver appena assistito a qualcosa di raro e mi sento orgogliosa dei miei tre vecchi rocker del cuore, e vorrei che ce ne fossero molti di più come loro, così rumorosi ed emozionanti.

Guarda le foto del concerto su FlickrEcco la scaletta completa:

Acoustic:

Ohm
Paddle Forward
Our Way to Fall
Winter A-Go-Go
I'm On My Way
The Point of It
Cornelia and Jane
I'll Be Around        
Decora        

Electric:

Stupid Things
Evanescent Psychic Pez Drop
Flying Lesson
Well You Better
Watch Out For Me Ronnie
Periodically Double Or Triple        
Before We Run        
Double Dare        
Ohm        
Sugarcube      
Little Honda
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Upside-Down
Nervous Breakdown (Black Flag cover)
Tried So Hard  (Gene Clark cover)