Jason Molina – Autumn Bird Songs (Recensione)

Jason Molina – Autumn Bird Songs (Recensione)

2017-11-08T17:15:30+00:0021 Settembre 2012|


Jason Molina - Autumn Bird Songs
Felice e inaspettato ritorno del
cantautore americano dopo i seri
problemi di salute degli ultimi anni.

7/10


Uscita: 25 settembre 2012
Graveface Records

 

Dopo l'improvvisa cancellazione del tour del 2009 in supporto dell'album Molina and Johnson, la dipendenza dall'alcol che gli ha fatto girare diversi centri di riabilitazione tra Inghilterra e Stati Uniti e il conseguente isolamento per la convalescenza in una fattoria del West Virginia, di Jason Molina sembravano ormai essersi perse le tracce. Ma la mente che in passato ha guidato progetti del calibro di Songs: Ohia e Magnolia Electric Co. dopo anni di buio sembra finalmente pronta a tornare sulla scena musicale: prima un post sul suo sito, nel quale ringrazie i fan e dice che le cose stanno lentamente migliorando (anche grazie alla raccolta fondi organizzata dalla famiglia e dagli amici per pagare le spese mediche), poi improvvisamente l'annuncio dell'uscita di questo mini LP di otto brani.

Otto tracce dove Molina, accompagnato esclusivamente dalla sua chitarra acustica e da una ritrovata ispirazione, ritorna alle origini lavorando di sottrazione ed escludendo il superfluo. La voce fragile e profonda, intrisa di malinconia e nascosta da un velo di sofferenza ci riporta alle origini: ai Songs: Ohia di quel capolavoro che è The Lioness o al più essenziale Ghost Tropic.

A scanso di equivoci bisogna subito mettere le cose in chiaro: non c'è nulla di nuovo dal punto di vista della ricerca stilistica in questo disco. Molina continua la sua peculiare rivisitazione della tradizione della canzone americana in questi 22 minuti di accordi appena accennati, che colpiscono per la sincerità e la semplicità attraverso le quali l'artista si mette a nudo per le orecchie dell'ascoltatore, e dove i testi, sempre più personali e intimi, trasudano la sofferenza degli ultimi anni della sua vita. Difficile non emozionarsi ascoltando pezzi come Heart My Heart, la bellissima Enough Of A Stranger o la conclusiva A Sad Hard Change, che sembra voler dire quanto i cambiamenti siano difficili ma allo stesso tempo necessari.

Un piccolo disco che con la sua energia malinconica e la sua essenzialità, già in precedenza esplorata da artisti come il Bonnie Prince Billy di I See A Darkness, o il primo Smog, abbellisce l'anima di chi ascolta e riconferma il suo autore come uno dei più validi esponenti della scena cantautoriale alt. country americana dell'ultimo decennio.

Se questo è il nuovo inizio della sua carriera il futuro non può che essere promettente. Bentornato Jason.