Cloud Nothings – Here and Nowhere Else (Recensione)

Cloud Nothings – Here and Nowhere Else (Recensione)

2017-11-08T17:15:46+00:0027 Maggio 2014|


cloud nothings here and nowhere else
A due anni da Attack on Memory, Dylan Baldi e compagni tornano con un'altra mezz'ora di punk rock fulminante e rumoroso: niente di nuovo, ma che grinta!

7,5/10


Uscita: 1 aprile 2014
Carpark Records
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Furore che si scatena, passione che arde, euforia che contagia. Ecco alcune parole adatte a descrivere Here And Nowhere Else, il nuovo lavoro del trio di Cleveland.

La grinta e la sincerità di questo album non trovano paragoni in un panorama rock che da tempo sembra aver abbassato le proprie ambizioni: a più di vent'anni dalla rivoluzione grunge le chitarre tornano ad essere linfa vitale, protagoniste dell'orgiastica baraonda generale, femmes fatales con le quali i Cloud Nothings intrattengono rapporti focosi e turbolenti; spietatamente distorte, graffiano e gridano come meravigliose belve selvatiche che non hanno la minima intenzione di lasciarsi domare o dominare. Non sono contemplate pause, né momenti tranquilli, malinconici o meditativi, solo sfrenati ed insaziabili overload elettrici, incessanti cambi di ritmo (da veloce ad…ancora più veloce!), e un primordiale pandemonio di percussioni scatenate.

Sopra a questi strati di squisito frastuono sonoro, la voce di Dylan Baldi, autore esclusivo delle canzoni dell'album, dimostra di non aver perso dai tempi dell'ultimo Attack On Memory la sua vena orecchiabile, che dona alla musica ulteriore potenza e un gusto ancora più accattivante. Non un attimo del disco va sprecato, anzi, sono quasi certo che Baldi abbia deliberatamente deciso di limitare la durata ad una mera mezz'oretta proprio per riversarvi dentro tutta l'energia e sentimento che gli sono concessi.

Ogni canzone, grazie al suo ritornello deflagrante, potrebbe essere una potenziale hit post-apocalittica, non c'é posto per inutili riempitivi, in pochi secondi ciascun brano si presenta ed esplode quindi in tutto il proprio carattere e carisma: l'iniziale ruggito di rivolta Now Hear In, che fa rizzare fin da subito i capelli, la trascinante e conturbante Psychic Trauma, la frenesia espressiva di Giving Into Seeing, arrivando poi al ''singolone'' finale I'm Not Part Of Me, che chiude il disco in un'ultima e maestosa fiammata dal sapore un po' più pop, anzi ''trash-pop'' nell'accezione buona del termine.

Here And Nowhere Else é un ottimo lavoro, non c'é che dire; volendo però recitare il ruolo dell'odioso recensore pignolo, si potrebbe dire che si tratta di un lavoro fin troppo autoritario, che non lascia spazio ad alcuna altra forma stilistica se non la sua, una musica che non contempla cambiamenti troppo audaci, trasformazioni troppo fantasiose, rimanendo un po' fissa sui propri binari. Nonostante una certa monotonia é comunque un album più che mai onesto, senza dubbio esattamente ciò che il suo creatore voleva realizzare ed un esempio più che mai chiaro di come la musica possa fungere da conduttore emotivo per ciò che ognuno di noi cova dentro di sé, qualcosa che, se si trattiene troppo a lungo, può arrivare a squarciare il rivestimento materiale che la tiene prigioniera ed esplodere in tutta la sua magnificenza.