I 40 migliori dischi del 2013 (#1-19)

I 40 migliori dischi del 2013 (#1-19)

2017-11-08T15:59:39+00:0024 Dicembre 2013|

 

Qui sotto potrete scoprire qual è stato il nostro disco preferito del 2013, con le posizioni dalla 19 alla 1 della nostra classifica. Vi ricordiamo che le posizioni dalla 20 alla 40 le potete trovare qui.
Buon Natale a tutti e ci risentiamo prima di Capodanno!

[divider scroll_text=””]


19. Toro Y Moi – Anything In Return

Toro Y Moi Anything In ReturnCon soli tre album all'attivo, Chaz Bundick è ormai diventato un piccolo classico della musica elettronica: Anything In Return abbandona le facili associazioni con spiaggia, mare e estate, per immergerci in coloratissimi scenari psichedelici, in questo caso virati verso un pop moderno sempre più adulto. RECENSIONE

  Ascoltalo su Spotify AmazonCompralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


18. Nick Cave & the Bad Seeds – Push the Sky Away

Nick Cave Push the Sky AwayAl quindicesimo album insieme ai Bad Seeds, Nick Cave prova ancora una volta a rinnovarsi, con un suono scarno e minimale, che fa affidamento sugli inquietanti loop di Warren Ellis più che sula forza dei singoli strumenti. Il risultato è l'ennesima dimostrazione di versatilità da parte di un artista la cui creatività ormai sembra potersi esprimere con facilità in qualsiasi contesto. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify              Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


17. Neko Case – The Worse Things Get, The Harder I Fight, The Harder I Fight, The More I Love You

Neko Case The Worse Things GetLa regina dell'alt-country mostra di aver ormai raffinato abbastanza il suo stile per allontanarsi definitivamente dall'etichetta, e per dirigersi verso un cantautorato puro. The Worse Things Get mette in scena 12 bozzetti di ordinario sconforto e disillusione, nello scenario di un'America moderna ormai irriconoscibile: insomma quanto di più lontano dall'iconografia country di Nashville!
 

  Ascoltalo su Spotify       Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


16. Local Natives – Hummingbird

Local Natives HummingbirdI quattro californiani ne hanno fatta di strada rispetto all'esordio di tre anni fa: grazie alla produzione ultra-dettagliata di Aaron Dessner dei The National, Hummingbird trasforma la scanzonata band degli esordi in un gruppo con una vera profondità, capace di sfornare singoli energici (Breakers, Heavy Feet) così come di mostrare la propria fragilità in ballate strappalacrime come Colombia e Three Months. Quando si dice passi da gigante… RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify      Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


15. Savages – Silence Yourself

Savages Silence YourselfLe quattro inglesi sono apparse subito in controcorrente grazie al loro post-punk stridente e agguerito, condito da slogan più astratti ed esistenziali che puramente femministi. Il fatto che siano riuscite a mantenere l'intensità dei primi singoli per la durata di un intero album testimonia le capacità del gruppo, guidato dalla carismatica Jehnny Beth. Come per gli Iceage ci troviamo di fronte al raro caso di una band che sembra avere una vera e propria missione da compiere: merce rara di questi tempi.
 

  Ascoltalo su Spotify   AmazonCompralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


14. Low – The Invisible Way

Low The Invisible WayProprio quando la band di Duluth sembrava destinata ad una serie di dischi senza lode né infamia, ecco che The Invisible Way si pone facilmente come il loro lavoro più sincero e commovente dai tempi di Things We Lost in the Fire. La produzione spartana di Jeff Tweedy dei Wilco fa risplendere le finezze armoniche di queste undici gemme semi-acustiche, ma come al solito l'emozione sta tutta nell'intreccio tra le voci e i respiri di Alan Sparhawk e Mimi Parker, mai così vicini tra loro e al cuore dell'ascoltatore. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify    AmazonCompralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


13. Yo La Tengo – Fade

Yo La Tengo FadeDopo Sparhawk e Parker, l'altra coppia d'oro dell'indie rock, Ira e Georgia, continuano il suo sodalizio quasi trentennale con un altro album di raffinate composizioni, da ascoltare all'aria aperta o sotto l'albero che appare in copertina. Questa volta c'è spazio per l'intero catalogo: raffinati arrangiamenti, revival citazionisti e anche brevi incursioni noise, con la certezza di non rimanere mai delusi. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify   Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


12. The Knife – Shaking the Habitual

The Knife Shaking the HabitualDopo il successo di Silent Shout i fratelli Dreijer realizzano il loro album più ambizioso e difficile: un colosso da quasi 100 minuti strapieno di messaggi politici radicali, inquietanti alterazioni sonore e la richiesta dell'attenzione totale da parte dell'ascoltatore. Tra brani assolutamente indimenticabili (il singolo Full of Fire) e intermezzi noise/ambient al limiti dell'inascoltabile quello che conta è l'ambizione del progetto, che si segnala come un oggetto praticamente unico nel panorama musicale odierno. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify    Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


11. David Bowie – The Next Day

David Bowie The Next DayIl Duca Bianco ha ricaricato le pile in questi dieci anni ed è tornato a sorpresa con un ottimo album, che lo riallaccia direttamente al suo periodo berlinese di fine anni '70. Un disco curatissimo, con un'impressionante qualità di tutti i pezzi, e una voce indimenticabile che ci mancava da troppo tempo: anche a quasi 70 anni di Bowie ce n'è soltanto uno. RECENSIONE

 

  Ascoltalo su Spotify  AmazonCompralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


10. Flaming Lips – The Terror

Flaming Lips The TerrorOrmai si parla sempre di meno della musica di Wayne Coyne, e sempre più delle sue trovate psichedelico-demenziali: è un peccato, perché The Terror è un piccolo gioiello di paranoia tecnologica ed esistenziale, in grado di estremizzare la disperazione del precedente Embryonic in cinquantacinque minuti densi e cupi come il vostro peggiore incubo. Un album difficile e da non ascoltare in momenti di particolare vulnerabilità, ma che una volta entrato nelle nostre vite rimane con noi per sempre.
 

  Ascoltalo su Spotify Compralo su AmazonAmazon


[divider scroll_text=””]


9. The National – Trouble Will Find Me

The National Trouble Will Find MeMatt Berninger e compagni sono ormai un classico, e gli ascoltatori sanno già cosa trovare nei loro dischi. Ma qualsiasi aspettativa viene poi sempre ripagata da lavori maiuscoli, come questo Trouble Will Find Me, che mette in scena una band ormai matura e sicura dei propri mezzi espressivi. Poche band raccontano il passare degli anni e il confrontarsi con la vita adulta come i The National, ed anche per questo li ringraziamo. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify Compralo su AmazonAmazon


[divider scroll_text=””]


8. Four Tet – Beautiful Rewind

Four Tet Beautiful RewindNel 2013 Kieran Hebden ha deciso di andare in completa controtendenza rispetto al resto del mondo (o forse di anticipare i tempi): Beautiful Rewind è uscito all'improvviso su internet molto prima che nei negozi, con un battage pubblicitario inesistente, rimettendo al centro dell'attenzione la musica, e solo quella. Il fatto poi che il disco prosegua lo stato di grazia inaugurato da There Is Love In You ce lo fa apprezzare ancora di più. RECENSIONE

Compralo su Amazon

[divider scroll_text=””]


7. Disclosure – Settle

Disclosure SettleI giovanissimi fratelli Lawrence hanno conquistato l'Inghilterra con questo debutto a base di collaborazioni eccellenti (Jessie Ware, London Grammar, AlunaGeorge) e dance-pop spensierato. Quello che ci voleva dopo troppi anni di Burial e cupa dubstep metropolitana? Vedremo, intanto noi continuiamo a ballare…

 

  Ascoltalo su Spotify      Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


6. Vampire Weekend – Modern Vampires of the City

Vampire Weekend Modern vampires of the cityCome per i Local Natives, anche in questo caso abbiamo visto Ezra Koenig e compagni crescere sotto i nostri occhi, passando da una party band con tanti buoni ascolti nelle orecchie al gruppo maturo che possiamo ascoltare sul loro terzo album. MVOTC ci ha sorpresi con la sua capacità di alternare i registi e ha definitivamente espanso le possibilità espressive di una band che al prossimo colpo potrebbe seriamente piazzare un capolavoro. Insomma, non sono più quelli di A-Punk (per quanto ci piacessero anche allora!) RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify AmazonCompralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


5. Kurt Vile – Wakin On A Pretty Daze

Kurt Vile Wakin On a Pretty DazeIl capellone di Philadelphia è stato uno dei trionfatori di questo 2013: impossibile non rimanere affascinati dalle atmosfere soleggiate e sonnolente di Wakin On A Pretty Daze. Un disco che ci ha accompagnato nel migliore dei modi per tutta l'estate, mettendo in mostra una varietà di approcci stilistici invidiabile, sempre con una serenità di fondo che ci conquista ad ogni ascolto. RECENSIONE
 

  Ascoltalo su Spotify Compralo su AmazonAmazon


[divider scroll_text=””]


4. Bill Callahan – Dream River

Bill Callahan Dream RiverL'ex Smog continua ad aggiungere gemme al suo catalogo recente, realizzando l'album più rilassato, solare e personale della sua carriera: una lunga meditazione su piccole e grandi gioie della vita guidata da una voce indimenticabile. Il cantautore del Maryland mette in luce per la prima volta il suo lato romantico e sensuale, e come se non fosse abbastanza il tutto viene accompagnato da splendidi e misuratissimi arrangiamenti: indiscutibilmente un punto alto anche in una carriera piena di punti alti come quella del nostro Bill. RECENSIONE

Amazon Compralo su Amazon

[divider scroll_text=””]


3. Daft Punk – Random Access Memories

Daft Punk Random Access MemoriesGli ultimi quarant'anni di musica dance riletti dalle uniche popstar globali in grado di compiere l'impresa: ispirandosi ai grandi capolavori degli anni '70 e '80, il duo francese ha realizzato una clamorosa dichiarazione d'amore per la musica, ambiziosa, curata fino all'inverosimile e praticamente impossibile da ignorare, anche grazie ad un'ingegnosa campagna di marketing e al singolo pigliatutto Get Lucky. La carrellata di ospiti famosa non ruba mai la scena ai due robot, che ancora una volta si trovano in cima al mondo e possono permettersi di fare come i Beatles nel 1967: realizzare qualsiasi idea giri loro per la testa senza badare a spese e ai gusti del pubblico. RECENSIONE

  Ascoltalo su Spotify   Amazon Compralo su Amazon


[divider scroll_text=””]


2. My Bloody Valentine – m b v

My Bloody valentine - m b vL'impossibile è successo ad inizio 2013: Kevin Shields ha finalmente vinto la battaglia con il suo perfezionismo e Loveless ha avuto un seguito, ventidue anni dopo. Lo shock è stato doppio quando ci siamo accorti che m b v poteva tranquillamente reggere il confronto con il suo predecessore: come se il tempo non fosse passato, i My Bloody Valentine riescono a riallacciare il discorso dove l'avevano interrotto, mostrarsi molto più avant garde dei tanti imitatori spuntati in quest'ultimo ventennio, e tracciare una possibile evoluzione del loro glorosio marchio (e dello shoegaze) anche per il futuro. Un risultato eccezionale, e un trionfo assoluto per Shields, che lo consacra come uno dei pochi autentici visionari in grado di raccontarci cosa ha visto "dall'altro lato dello specchio". RECENSIONE

Amazon Compralo su Amazon

[divider scroll_text=””]


1. Arcade Fire – Reflektor

Arcade Fire ReflektorSarebbe stato facile liquidare il ritorno degli Arcade Fire come una grande campagna di marketing senza sostanza: l'hype costruito con precisione scientifica in un periodo lunghissimo (quasi tre mesi), l'enfasi sul nome del produttore illustre James Murphy, la trasformazione forzata (già in atto dai tempi di The Suburbs, ma qui molto più evidente) di sei ragazzotti canadesi in popstar loro malgrado. Tuttavia quando abbiamo ascoltato per la prima volta Reflektor si è capito che era tutto (o quasi) giustificato: con il loro quarto album Win Butler e compagni hanno cambiato pelle, chiudendo definitivamente la prima fase della loro carriera insieme agli accenni gotici, e creando i pezzi più ballabili e scintillanti della loro carriera. Impossibile paragonarlo con Funeral, erano altri anni e altre persone quelle di quel disco: qui abbiamo un trionfo di esecuzione, presentazione e produzione, il raro doppio album in cui tutti i pezzi funzionano e si intrecciano tra loro in un affresco di impressionante bellezza. Il 2013 è tutto loro, ci vediamo il prossimo anno! RECENSIONE

  Ascoltalo su Spotify Compralo su AmazonAmazon


[divider scroll_text=””]