Johann Merrich: Le pioniere della musica elettronica (Gold Pages)

Johann Merrich: Le pioniere della musica elettronica (Gold Pages)

2013-04-16T11:00:53+00:0016 Aprile 2013|


Questa settimana diamo il via ad una nuova rubrica: Gold Pages raccoglierà le nostre osservazioni su alcuni dei libri ad argomento musicale più interessanti usciti negli ultimi tempi. Ci sarà spazio per approfondimenti, biografie di artisti famosi o volumi dedicati a generi specifici, come è il caso di questo primo articolo: una recensione del libro di Johann Merrich Le pioniere della musica elettronica, dedicato al ruolo (poco conosciuto) avuto dalle donne nella nascita della musica elettronica.  Dal libro è stato tratto lo spettacolo teatrale Annusavamo fiori di fibra ottica, del quale vi abbiamo già parlato.

Buona lettura!

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Titolo: Le pioniere della musica elettronica
Autore: Johann Merrich
Editore: Auditorium
Collana: Rumori
Anno di pubblicazione: 2012
Pagine: 192
ISBN: 9788886784917

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Che un computer potesse essere uno strumento musicale fu un’idea lanciata nel 1842 da un misterioso articolo diffuso fra le élite scientifiche di Londra, chiuso da una firma anonima: A. A. L. Dietro l’acronimo si nascondeva il rampollo della dinastia del poeta Lord Byron, nonché seguace dell'inventore dell'hardware Charles Babbage: ovvero Lady Augusta Ada Lovelace. Già, l’ideatore della musica elettronica è una donna!

Non è questa l’unica sorpresa che offre Le pioniere della musica elettronica di Johann Merrich, donna anche lei e musicista. Partendo dalle beneducate fanciulle vittoriane fino alle sound artists contemporanee, il libro narra per la prima volta la storia del rapporto tra dita femminili, circuiti e interfacce, smentendo il mito che fra donne e tecnologia non corra buon sangue. Fu una donna la prima ad amare il theremin, modulandone la voce aliena con magia senza eguali: Clara Rockmore. E fu ancora una donna ad imporre il suono apparentemente senza appeal dell’oscillatore nell’immaginario popolare: Delia Derbyshire, che curò l’editing della sigla del telefilm Doctor Who. Il compositore Ron Grainer, udito il risultato, guardò la fanciulla e disse: “Davvero l’ho scritto io?”

Era il dopoguerra, anni in cui fare musica elettronica significava avere calcolatori grandi come armadi e giungle di cavi: chissà come doveva apparire il salotto dei coniugi Barron, trasformato nel più avveniristico studio di New York. Ne ebbe bisogno anche John Cage per il suo primo lavoro su nastro Williams Mix e furono le dita di Bebe Barron a registrare e generare oltre 600 suoni e tagliare i nastri: 4 minuti di brano per due anni di lavoro. Spiccano, fra le nostre pioniere, le compositrici: Daphne Oram, dj e sound designer quando queste parole non esistevano; Alice Shields, appassionata di mutazioni vocali e sciamanesimo; Pauline Oliveros, che per trovare il riverbero giusto registrava in cave di calcare o cisterne.

Ma la figura che meglio incarna l’ombra del femminile nell’elettronica è Walter Carlosl’autore della colonna sonora di Arancia Meccanica, che indossava abiti femminili e prese estrogeni fino a diventare una donzella, assumendo il nome Wendy. Negli anni successivi ha continuato però a firmarsi Walter per timore di rovinare la propria carriera: quasi la stessa storia di Lady Lovelace, aggiornata all’era post-moderna, in uno di quegli strani feedback di cui è piena la storia.

Ma questo è appena un assaggio di quanto trovate fra queste pagine: il libro è arricchito da numerose interviste e soprattutto da un CD pieno di chicche da ascoltare, fra cui non posso non segnalare il mistco brano Coyote di Alice Shields. Chiusa l’ultima pagina non mancate di farvi un giro nel sito della Merrich, electronicgirls.org, che di queste pioniere ha scritto e raccolto il testimone fondando una net-label. Che Lady Lovelace vegli su di loro…