Nell'ultimo numero di Rolling Stone, la moglie di Lou Reed Laurie Anderson ha scritto un lungo e toccante articolo sul loro rapporto, descrivendo dettagliatamente gli ultimi giorni di vita del geniale artista newyorchese.
La Anderson ha raccontato di aver incontrato per la prima volta Lou a Monaco di Baviera nel 1992, durante un festival organizzato da John Zorn. Dopo essere rimasta sorpresa che "non avesse un accento inglese, dal momento che pensavo i Velvet Underground fossero britannici", l'artista racconta che i due diventarono amici e iniziarono ad uscire insieme, diventando inseparabili fino alla morte di Lou, meno di due settimane fa.
Lou e io suonavamo insieme, diventammo migliori amici e poi anime gemelle, viaggiavamo, ascoltavamo e criticavamo il lavoro l'uno dell'altra, studiavamo insieme (caccia alle farfalle, meditazione, kayak). Ci inventavamo ridicoli scherzi; abbiamo smesso di fumare venti volte; litigavamo; imparammo come trattenere il respiro sott'acqua; andammo in Africa; cantavamo l'opera in ascensore; diventammo amici di gente strana; ci seguivamo l'un l'altra in tour quando potevamo; prendemmo un fantastico cane che suonava il pianoforte; dividevamo una casa diversa dai due posti dove vivevamo separatamente; ci siamo protetti e amati l'un l'altra. Andavamo sempre a vedere un sacco di esposizioni, concerti e spettacoli, e io lo osservavo mentre apprezzava altri artisti e musicisti. E' sempre stato così generoso. Sapeva quanto era difficile. Amavamo la nostra vita nel West Village e i nostri amici; e alla fine, abbiamo fatto il meglio che potevamo…e in qualche modo, per ventuno anni, abbiamo intrecciato le nostre menti e i nostri cuori.
Verso la fine del pezzo, la Anderson parla degli ultimi giorni di Lou, raccontando come gli sia rimasta vicina attraverso la malattia, e come l'autore di Walk on the Wild Side non si sia mai arreso, "fino all'ultima mezz'ora della sua vita", quando "all'improvviso l'ha accettato, tutto di un colpo e completamente".
Non ho mai visto un'espressione così piena di stupore come quella di Lou quando è morto. Con le mani stava facendo la ventunesima forma di Tai Chi, che rappresenta lo scorrere dell'acqua. Aveva gli occhi spalancati. Stavo tenendo tra le mie braccia la persona che amavo di più al mondo, e gli parlavo mentre stava morendo. Il suo cuore si è fermato. Non aveva paura. Ero riuscita ad accompagnarlo fino alla fine del mondo. La vita – così splendida, dolorosa e abbagliante – non può andare meglio di così. E la morte? Io credo che lo scopo della morte sia la liberazione dell'amore.
Al momento provo solo la più grande felicità e sono così fiera del modo in cui è vissuto ed è morto, della sua incredibile forza e grazia.
Sono sicura che tornerà da me in sogno e sarà come se fosse ancora vivo. E improvvisamente mi ritrovo qui da sola sbalordita e grata. Quanto è strano, emozionante e miracoloso essere in grado di cambiarci l'un l'altro così tanto, amarci così tanto attraverso le nostre parole, la musica e le nostre vite.
Reed è morto il 27 ottobre all'età di 71 anni. Qui sotto lo potete vedere suonare I'll Be Your Mirror insieme alla Anderson nel 2009.
Di' la tua
Powered by Facebook Comments