The Fall – Sub-Lingual Tablet (Recensione)

The Fall – Sub-Lingual Tablet (Recensione)

2017-11-08T17:15:45+00:004 Agosto 2015|


Sub-Lingual_Tablet
Trentunesimo album per Mark E. Smith e compagni, tra le solite invettive contro la societa' moderna e una distanza sempre maggiore tra frontman e band.

5/10


Uscita: 11 maggio 2015
Cherry Red Records
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Direttamente da Manchester, attraverso una rocambolesca storia fatta di concerti, evoluzioni impreviste e continui ritorni, tornano a ferire le orecchie del pubblico i suoni tra post-punk e garage irriverente dei Fall. L’immarcescibile band, che con Sub-Lingual Tablet è oggi al trentunesimo album in ben 36 anni di attività, vede all’opera la rodata line-up composta dallo storico frontman Mark E. Smith, da Elena Poulou alle tastiere e voce d’accompagnamento, Dave Spurr al basso, Pete Greenway alla chitarra e Keiron Melling alla batteria.

Cosa dire, l’umorale, sovversivo, livoroso Mr. Smith non è decisamente più il ragazzino diciannovenne che, sull’onda dell’infatuazione per i Doors e i Velvet Underground, ingaggiò nel 1976 un chitarrista, un bassista e un batterista con l’intento di fondare un gruppo il cui nome, ispirato alla novella di Albert Camus, è ancora oggi lo stesso. Eppure permangono i suoni graffianti della chitarra elettrica, il ricorso a parti spoken word talvolta al limite dell’incomprensibilità, il sotterraneo senso di paranoia e le tastiere che, ben lontane dal rappresentare un elemento di novità, mantengono il compito di esprimere una melodia, per quanto sui generis. Ed è forse proprio quella melodia la qualità di fondo che li distingue, proprio perché in grado di delineare la storia dell’evoluzione del pop indipendente sino alla reinterpretazione della musica leggera in chiave rock: un rock naturalmente approssimativo, che vuole e sa essere davvero sgraziato.

Così abbiamo, in accordo alla sua indole di agitatore e di ridicolizzatore delle mode del suo tempo, undici nuovi pezzi firmati Mark E. Smith, che sempre più infastidito si scaglia contro le nuove manie della sua amata/odiata nazione: come in Quit iPhone, il pezzo dell'LP dove si invita in toni non propriamente affabili a spegnere per sempre gli smartphone, o come in Fibre Book Troll, corrosiva invettiva anti-Facebook, o ancora nel pezzo di apertura Venice with the Girls, che va a collocarsi nel fecondo filone di canzoni derisorie nei confronti della middle-class e delle sue maniere di impiegare il tempo libero.

Non sembra che sia trascorso molto da quando i Fall digrignavano i denti contro il sistema ironizzando cinicamente su alcuni stati sociali (Married, 2 Kids), o da quando, alle soglie del 2000, si spingevano sino all’includere nei propri bersagli la serie tv Gossip Girl (Nate Will Not Return). E infatti anche Sub-Lingual Tablet prosegue sulla scia dei precedenti LP. dal momento che più che l’autoreferenzialità a Mark interessa stigmatizzare i difetti del suo pubblico, gettati in faccia con logorroico dispetto anche a scapito della coesione finale tra le componenti del prodotto. In questo caso infatti notiamo più che mai una netta distanza tra il frontman e band, quest’ultima impegnata semplicemente a creare un sottofondo sul quale la voce di Smith possa fare esercizio producendosi in una sequela di sperimentazioni vocali che ricordano da vicino il parlato di un ubriaco. Questo sembrerebbe dare ragione a chi sostiene che ogni nuovo lavoro prodotto dai Fall nell’ultimo decennio abbia rappresentato un’unità ermetica e del tutto priva di collegamenti con la reale contingenza, anche perché è talvolta difficile seguire il filo della continuità, in un progetto di lunghissima durata come quello portato avanti da questa band.

Ma sono caparbi i Fall, e la sinfonia dub-disco di Dedication Not Medication, il funk di Pledge!, il ritmo ribollente di Snazzy – pezzi dedicati a chi ha lo stomaco robusto, di certo – ricordano la storica capacità della band di costruire strutture sonore poderose, rette dai toni nervosi della chitarra elettrica e da un groviglio di ritmo e melodia capace di aprirsi nel corso del tempo al suono sintetico. I Fall ci ricordano di essere stati loro i precursori di certe atmosfere shoegaze, oltre che del ritratto una classe operaia che ha accettato tra i suoi vizi la depressione, l’alcol, le chiacchiere al pub e il rapporto controverso con una troppo rapida industrializzazione.

Sub-Lingual Tablet è, in definitiva, né più né meno quello che ci possiamo aspettare da una band al trentunesimo album: il culmine di una parabola iniziata con il punk primitivo degli anni ’70, passata per il pop governato dal synth della metà degli anni ’80, e confermata dall'informe groove dei primi ’90, in un percorso fieramente differenziato dal mainstream e legato a una personale rilettura post-moderna della parabola dell’underground inglese.The Fall scelgono ancora una volta la via del grottesco anziché del tragico, scelgono il disarmonico e il provocatorio, e in definitiva scelgono di non perdere in identità, anche a costo di apparire sonoramente antipatici.