Midlake – Antiphon (Recensione)

Midlake – Antiphon (Recensione)

2017-11-08T17:15:47+00:0016 Dicembre 2013|


Midlake Antiphon cover
Il combo texano decide di proseguire anche senza il frontman Tim Smith e il risultato supera le aspettative: un ottimo ritorno tra folk e psichedelia.

7,5/10


Uscita: 5 novembre 2013
Bella Union
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I texani Midlake tornano finalmente sulle scene dopo 3 anni di pausa: Antiphon, quarto LP della loro carriera, è il risultato di un lavoro durato 6 mesi. La sua storia è travagliata: tra il 2011 e il 2012 la band si trovò per registrare nuovo materiale nello stesso luogo dove avevano registrato il precedente The Courage of Others, una fattoria a Buffalo, Texas. Alcuni live non particolarmente entusiasmanti durante i quali fecero ascoltare parte del nuovo materiale ed ecco l'inghippo: Tim Smith, cantante e autore principale del gruppo, annunciò di voler abbandonare la sua band per dedicarsi ad un altro progetto. In un gesto da gentlemen, i Midlake e il loro ex leader non si divisero il materiale che era stato prodotto in quell’occasione, scegliendo di ricominciare entrambi da capo. Ed è così che è nato Antiphon, sul quale il chitarrista Eric Pulido si è appropriato anche del ruolo di cantante, con risultati più che lusinghieri.

Il disco si apre con la title-track Antiphon. Antifonte era un oratore greco, parte di un’oligarchia che combatteva la democrazia; a scanso di equivoci Ia band è stata velocissima a precisare che il loro Antifonte non è Tim Smith e che il loro lavoro non ha nulla a che vedere con ciò che è successo tra band ed ex frontman. “Vedendola più in grande, si tratta di un lavoro sulle situazioni difficili per l’uomo. Non è quello che ti succede, ma come tu rispondi” ha dichiarato Eric Pulido, precisando le intenzioni del gruppo. Tornando al brano, si tratta certamente del pezzo meno sperimentale del disco: orecchiabile e dal testo sottilmente critico verso una società nettamente divisa tra ricchi che "indossano lana delicata" e poveri che si inginocchiano a terra, ignorati. Un Antifonte, dunque, che dovrebbe combattere questa democrazia che tale non è? Ci piace pensarlo.

Seguono a ruota altri due brani: Provider e The Old and the Young. La prima continua le sonorità del brano di apertura, tanto che tra le due sembra quasi non esserci uno stacco, come fossero due canzoni sorelle arricchite dagli stessi suoni di chitarre, tastiere, qualche flauto e una buona dose di folk psichedelico. Il ritmo si scandisce maggiormente nel terzo brano The Old and the Young, che pur rimanendo fedele alle sonorità psichedeliche della band texana, risulta più orecchiabile del solito grazie al ritmo spigliato che la contraddistingue.

Con It’s Going Down si parte più carichi: in questa canzone drammatica e carica di pathos negli accordi, rimangono costanti le tastiere e i suoni psichedelici anni sessanta, in preparazione della successiva Vale. E' qui che i Midlake sembrano lasciare libero spazio alla loro immaginazione: flauti, arpeggi, assoli più "cattivi" del solito, in un insieme di sensazioni da assaporare possibilmente ad occhi chiusi, in uno strumentale che sembra quasi la colonna sonora del film che ognuno può immaginare nella propria testa. Aurora Gone continua l’immaginario creato da Vale: l’apertura malinconica della canzone ricrea l’ambientazione dell’aurora, di un'alba che se n’è andata e non tornerà mai più.

Estremamente diverse tra loro sono invece le successive Ages e This Weight: la prima accompagnata da una chitarra costante degna dei fantastici anni sessanta; la seconda invece scandita da un riff di basso stranamente in evidenza. In entrambe la voce di Eric Pulido è in perfetta armonia con la musica che l’accompagna: per i Midlake si sente che le uniche cose che contano sono i suoni, al di là di ogni tipo di moda.

La chiusura è affidata a Provider Reprise che riprende la traccia 2 Provider. Proseguendo il nostro film mentale, si giunge alla fine: già dall’inizio del brano si capisce che si tratta di un happy ending, accompagnato dal flauto. In alcuni momenti scorgiamo delle macchie scure, qualche sonorità tenebrosa, ma questo perché, come ha detto Pulido parlando del disco, non sempre nell’affrontare ciò che ci succede nella vita si può trovare il lato positivo. Per questo troviamo l’esortazione “Carry on”: difficoltà, sorprese, negatività, tutto rimane affrontabile e risolvibile ed Antiphon ne è la prova concreta per i Midlake rinati.

Dunque quella che avrebbe potuto essere una svolta per il sestetto americano sembra invece giustificare l'uso del nome Midlake, anche dopo l'addio di Smith. Il disco mostra infatti una notevole continuità con il passato, in particolar modo con il loro album più fortunato e riuscito, The Trials of Van Occupanther (2006). Alla fine merita di essere preso da solo e per quello che è: un’opera che presenta una continuità quasi cinematografica e che trasmette un messaggio estremamente importante usando veramente poche parole. Obiettivo centrato, cari Midlake.

I Midlake saranno in Italia a marzo per un'unica data al Tunnel di Milano: i biglietti sono disponibili su Ticketone.