Beck – Morning Phase (Recensione)

Beck – Morning Phase (Recensione)

2017-11-08T17:15:46+00:005 Maggio 2014|


Beck Morning Phase
Dopo sei anni di silenzio, l'ex Loser realizza un seguito di Sea Change piu' omogeneo per suoni e atmosfera, pervaso da una sottile malinconia tenuta sempre sotto controllo.

7,5/10


Uscita: 24 febbraio 2014
Capitol Records
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Empatico: è questo forse l'aggettivo che più si addice al nuovo disco di Beck, che segna il ritorno dell'artista californiano a ben sei anni dal precedente Modern Guilt. Morning Phase ha infatti la capacità di immergerci dall'inizio alla fine della sua durata in un'atmosfera di meditazione distensiva, un piacevole limbo capace di farci rilassare con suoni delicati, colorati ed eterei.

Sole che sorge e inonda con il suo tepore è l’intro Cycle, quaranta secondi di archi che fanno da apripista al primo vero brano, Morning: subito ci avvolge l'atmosfera sonnolenta dei primi raggi di sole del mattino che illuminano un campo di tulipani bianchi; una sensazione globale di pace e armonia scandite da una una ritmica soft che accompagna chitarre acustiche e voci strascicate.

A seguire troviamo Heart is a Drum, che si muove sulla falsariga del brano precedente, ma con una velocità appena accentuata e un ritornello dal retrogusto pop, come se avessimo iniziato una lenta corsa attraverso i tulipani. Sfumature più meditative accompagnano i riff di banjo semplici ed evocativi di Say Goodbye, mentre il singolo Blue Moon conferma definitivamente lo stile minimale che accompagna il ritorno dell'ex loser: metriche asciutte e arrangiamenti essenziali, al limite della ripetizione, ma che le indubbie capacità compositive e di performer di Mr. Hansen riescono a tenere lontani dalla noia.

Man mano che si procede con l'ascolto del disco, una strisciante malinconia invade il panorama assolato che ci ha accolti all'inizio: Unforgiven rivela note di piano rarefatte e penetranti, mentre nel brano seguente Wave gli archi si intrecciano in un'atmosfera cupa, che incrina l’andamento riflessivo di tutto il lavoro. Si tratta però solo di una nube passeggera, perché l’arpeggio iniziale di Don’t Let It Go riporta subito il sereno, che risplende anche nella squillante Blackbird Chain, spazzando via definitivamente ogni ombra. Un altro breve strumentale a base di archi (Phase) ci fa entrare nella parte conclusiva del disco, traghettandoci nell'apoteosi folk acustica di Turn Away e Country Down, e poi nella traccia conclusiva Waking Light, che chiude il disco nel migliore dei modi possibili: rullante secco a scandire il tempo, tappeti sonori da valle incantata su cui tramonta il sole, e noi ascoltatori che restiamo senza fiato alla fine della corsa, stesi in mezzo ai tulipani bianchi.

Il ritorno di Beck ci consegna uno dei migliori dischi di questo primo scorcio del 2014: ben calibrato e strutturato Morning Phase è un disco piacevole, da ascoltare e riascoltare in loop, specie in queste giornate soleggiate che si confanno al mood generale dell'opera. Quello che doveva essere (nelle stesse dichiarazioni dell'autore) un seguito di Sea Change, l'altro album acustico pubblicato ormai dodici anni fa, si rivela in realtà qualcosa di molto diverso: un disco che mantiene la stessa atmosfera (e gli stessi suoni) con minime variazioni dall'inizio alla fine, come non era mai successo finora in nessuno dei lavori del genietto losangelino.

Il fatto che i fan potessero aspettarsi qualcosa di più dopo un silenzio così lungo non toglie che l'album sia riuscito e a suo modo memorabile all'interno di una carriera ormai ventennale: archiviati (definitivamente?) i tempi del Beck sperimentatore a spasso tra i generi, quello che resta è un grande autore di canzoni, finalmente a suo agio nella veste di classico cantautore folk. Godiamocelo così, e chissà che non sia in grado di sorprenderci ancora con l'altro nuovo album in uscita entro la fine dell'anno!