Indiemood Sessions Vol. 21 – Big Kahuna

Indiemood Sessions Vol. 21 – Big Kahuna

2015-07-27T11:43:33+00:0027 Luglio 2015|

 

Dopo An Harbor, Green Green Artichokes e Nuju, la stagione 2014/2015 delle Indiemood Sessions si chiude con i Big Kahuna, power-trio ferrarese completamente devoto al rock'n'roll più scatenato. Qui sotto li potete vedere nel video prodotto da Indiemood Press Office, mentre suonano uno dei loro brani tra i canali di Venezia sulla barca restaurata dall'associazione Il Caicio.

Le Indiemood Sessions vi salutano e vanno in vacanza come Gold Soundz per qualche settimana, ma vi aspettiamo a partire da settembre con tante nuove sorprese! Nel frattempo buona visione, buon ascolto…e buona estate a tutti!

Ciao ragazzi, iniziamo col parlare del vostro progetto. Quando nasce? Avevate già esperienze musicali alle spalle?

Ciao a tutti!!! La band nasce nella primavera del 2013, se proprio vogliamo essere precisi il 25 aprile (festeggiamo il compleanno ogni anno!), quando Andrea Cera (voce/chitarra) e Michele Massellani (batteria), entrambi membri,all’epoca, dei Cosmic Box, si rinchiudono in sala prove per buttare giù qualche nuova idea avendo in testa la voglia di formare un trio. Si unisce, dopo nemmeno una settimana, al basso, Giacomo Tebaldi (che tutt’ora fa parte dei NINA, duo elettro pop che vi consigliamo vivamente), il quale rimarrà nella band fino alla registrazione del disco Honolulu Rock City per poi lasciare il posto ad Andrea Bignardi (ex Groovin Roots).

In una vostra presentazione si legge “We're a band, we're a gang, we come from Honolulu Rock City to Kahunize the whole globe”. Chi non ha mai ascoltato un vostro brano si aspetterebbe che voi suonaste musica surf, e se premesse play sul lettore musicale rimarrebbe deluso. Ci volete raccontare il perché di questo riferimento hawaiano? Ha qualche legame intimo con la vostra musica?

Il riferimento è nel significato e nell’uso stesso che si fa del termine BIG KAHUNA. Dobbiamo tornare indietro appunto alla primavera del 2013, come si diceva poco fa, quando oltre alle prime canzoni dovevamo anche trovare un nome. La band è nata sotto una sorta di “take it easy” mood, con voglia di divertirsi e dedicarcisi totale. Ci si incontrava in sala prove e i pezzi piovevano giù a cascata…insomma stavamo proprio partendo col piede giusto. Un bel giorno, leggendo la biografia di Neil Young, al capitolo in cui lui parla della sua collezione privata di vecchie auto, lui in persona arriva a definire la sua preferita in assoluto come “la sua Big Kahuna”; due giorni dopo, i protagonisti di un noto programma televisivo (in cui questi due soggetti girano per gli States comprando all’asta merce di ogni tipo) si complimentano per un bell’affare dandosi a vicenda del BIG KAHUNA. Avevamo trovato il nome, BIG KAHUNA, la tua cosa preferita, ciò che ti da gioia, ciò che ti fa sorridere e che ti da forza, ciò che stimi, ciò che ami. Dopo il primo EP, più marcatamente rock, abbiamo cominciato a dare pennellate con sound diversi (ska, reggae, usiamo sempre più l’ukulele!) ai nostri pezzi e abbiamo cominciato così a parlare di questo luogo immaginario chiamato “Honololu Rock City” che definiamo come la nostra casa, il tutto perché ricorda il rock come base ma anche i mille colori vivi e accesi che tentiamo di dare alla nostra musica. E’ vero che non siamo un gruppo surf (anche se uno di noi sa surfare!), ma non siamo nemmeno una band “scura” da magliette nere, facce incazzate e tutto il resto!

Per quanto riguarda le vostre sonorità strizzate molto l'occhio a un tipo di sound che potrebbe definirsi indie, con alcune sfumature che richiamano anche gli ultimi lavori di band come Arctic Monkeys. Ma oltre a questo si rintraccia anche qualche ammiccamento a una old school di matrice garage rock. Quali sono gli artisti che hanno influenzato di più il vostro percorso di crescita? Come vi siete posti in relazione con questi e con la musica che vi suona intorno (a livello underground e non solo)?

Beh considerando che 2/3 del gruppo sono più vicini a 40 che ai 30, diciamo che di musica ne abbiamo ascoltata parecchia! Intanto grazie per l’accostamento agli AM, che sono una gran band dei giorni nostri. E’ un po’ difficile elencare nomi che ci hanno influenzato in quanto potrebbero essere tantissimi come pochissimi. Forse per il fatto che cerchiamo di dare colori differenti alle canzoni possiamo dire che i Clash sono un esempio da seguire (più come obiettivo da raggiungere che musicalmente in senso stretto), quel loro continuare a esplorare generi differenti sempre mantenendo la loro impronta è un qualcosa di unico e sicuramente stimolante. Non sono però dei percorsi che facciamo a tavolino, è più un qualcosa che fa parte del nostro DNA. Proprio pochi giorni fa, sbevacchiando alla fine di una prova, uno di noi ha testualmente detto: ”Io se devo pensare di suonare sempre le stesse cose, nello stesso genere, stile etc….insomma mi rompo il C***O!”. Chiaro no? Poi ovviamente sono le persone che ci ascoltano, che vengono ai nostri concerti che sono la cartina tornasole di tutto questo, se effettivamente riusciamo in quello che abbiamo in testa di fare. Insomma venite ai nostri concerti e ascoltate le nostre canzoni e…sentitevi liberi di darci dei cialtroni se non vi piace o non riconoscete nulla di quanto stiamo dicendo…ma se vi piace allora sì che siamo contenti!!!. Attorno a noi poi ci sono un sacco di gran belle realtà, Ferrara dove viviamo è una fucina di band veramente di alta qualità che consigliamo a tutti quanti, il panorama è vario e non stereotipato, per tutti i gusti.

Parliamo della scelta dell'inglese come lingua di comunicazione: ascoltando un sound come il vostro viene naturale pensare che questa possa essere una scelta quasi “obbligata”. Voi come vi siete posti di fronte a questo problema? È una scelta studiata o è stata una trovata naturale? Inoltre, avete mai pensato come sarebbero le vostre canzoni se fossero cantare in italiano?

Dici bene, è stata una scelta obbligata per il nostro know-how musicale, fatto quasi al 100% di musica d’oltremanica e americana, in più anche la voglia di poter arrivare in modo diretto anche oltre i nostri confini ha fatto la sua parte. Soprattutto al giorno d’oggi dove i social network sono una grandissima possibilità per poter raggiungere le persone in tutto il mondo, è veramente utile poter parlare un linguaggio universale. Per assurdo è stato molto semplice a fine 2013 poter andare a suonare ad Edinburgo e a Manchester, sono bastate due telefonate e due file mp3! Il fatto di poter comunicare in inglese è stato sicuramente un fattore che ha aiutato, ma c'è da dire che non è affatto facile non essere banali usando la nostra lingua e va dato atto a chi ci riesce di essere una spanna sopra gli altri!

Quali progetti avete in cantiere per il futuro prossimo?

Questa è una domanda facile: continuare a fare concerti ovunque, portare Honolulu Rock City in tutte le case, continuare a scrivere canzoni nuove, andare a registrare un nuovo disco….appunto KAHUNIZZARE IL PIANETA!